E' arrivata la sentenza del TAR della Lombardia di accoglimento del ricorso presentato da alcuni distributori sul tema del cap al contributo tariffario, introdotto dal MISE con il D.M. 10 maggio 2018 per dare un freno alla corsa al rialzo dei prezzi del mercato dei certificati bianchi ed evitare che i costi dello schema diventassero insostenibili.
La sentenza si può riassumere così: Il Mise, seppur animato dal meritorio intento di stabilizzre il prezzo dei TEE, ha invaso la sfera di competenza dell'ARERA nella determinazione del contributo in tariffa, svuotandone la podestà regolatoria di sostanza e significanza ( podestà peraltro attribuitale dal MISE); l'ARERA, dall'altra parte, con il pedissequo recepimento del dettato ministeriale, ha in sostanza abdicato dall'esercizio delle proprie indefettibili podestà di regolazione.Di più, l'Arera avrebbe dovuto: non applicare detta prescrizione ministeriale relativa al cap, ovvero in ogni caso non assumerla quale dato vincolante ed immodificabile, provvedendo a determinare i criteri di determinazione del contributo e foggiando in piena autonomia i relativi criteri di calcolo ed il "valore massimo di riconoscimento".Quindi, ragionevole o meno che fosse il cap, ci ritroviamo di colpo a doverne fare a meno. Se non altro con una sentenza dalle motivazioni non banali.
Ora la soluzione più logica potrebbe essere che l'Arera emani una nuova delibera in cui definisce le regole del contributo tariffario.
Articolo tratto dalla Staffetta Quotidiana

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Collegamento:https://www.staffettaonline.com/articolo.aspx?id=339699&fr=nlSQ&dt=20191129



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